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L'eterno ritorno

La situazione sulla strisca di Gaza ha portato alla comparsa di svastiche nelle strade di mezza Europa, deturpazioni di luoghi di culto e antisemitismo più o meno manifesto. Eppure sono sentimenti ed esternazioni che appartengono al passato. La psicoanalisi, nei tempi recenti ma anche fin dai suoi albori, si è occupata in tal senso della trasmissione transgenerazionale del trauma. Freud, inconsapevole pioniere del concetto di inconscio collettivo, che verrà poi proposto dal suo allievo Jung e che sarà elemento di rottura tra i due, scrisse nel saggio "Totem e tabù" (1913) rispetto al transgenerazionale quanto segue:

"Se i processi psichici di una generazione non si prolungassero nella generazione successiva, ogni generazione dovrebbe acquisire ex novo il proprio atteggiamento verso l'esistenza, e non vi sarebbe in questo campo nessun progresso e in sostanza alcuna evoluzione" (pp 160-161). Freud, con queste parole, afferma quindi che sotto sotto qualcosa del passato degli altri si è depositato in noi. La società nasce dall'orda primitiva. Nel caso dell'antisemitismo e della seconda guerra mondiale, ben poco è stato fatto. Storicamente gli ebrei sono stati sempre perseguitati, principalmente dai Romani ma anche Shakespeare si è reso vestigio di tale atteggiamento nella sua celebre opera "Il mercante di Venezia" con la figura losca e avara di Shylock.

Ciò che mi porta a pensare e a riflettere in tal senso, è che ci sia un qualcosa di non elaborato o, almeno non elaborato correttamente, e che venga tramandato di generazione in generazione. Molto spesso si sente dire che il fascismo esiste sempre, è presente. E può essere anche vero nel momento in cui nella società si verrà a ricreare una condizione che riesca a farlo riemergere sotto vesti diverse ma con intenti simili. Niente è casuale e niente è causale nel mondo psichico. Secondo Anne Ancelin Schützenberger, nel suo celebre libro "La Sindrome degli Antenati" (1993) le trasmissioni transgenerazionali non sono esplicite, sono segrete, non dette, sono le cose taciute, nascoste, talvolta interdette al pensiero e che vengono trasmesse ai discenti senza essere metabolizzate. Compaiono allora traumi, malattie, manifestazioni somatiche che all'improvviso scompaiono nel momento in cui se ne parla e si offre spazio all'elaborazione di ciò che ci dilania. Se pensiamo all'improvviso benessere dopo la seconda guerra mondiale, ci rendiamo conto che il tempo per pensare l'impensabile non è potuto esistere. Non era quello il bisogno della società dopo ben due guerre mondiali e grandi dittature.

Il bonus psicologo, una maggior attenzione alla salute mentale, se pur ancora superflua e lontana dal reale bisogno della società, in qualche modo ha cercato di dare spazio alla parola su un secondo grande trauma collettivo: il Covid. Ma questa è un'altra storia. Ad oggi, con queste guerre, siamo chiamati a rivivere le vecchie pelli in corpi diversi.


 
 
 

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Alessandro Esposito Psicologo

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